Il dolore al petto rappresenta uno dei sintomi più temuti e frequenti in medicina, spesso fonte di grande apprensione per chi lo avverte. La causa più temuta è certamente l’infarto miocardico acuto, ma non bisogna dimenticare che esistono molte altre condizioni che possono mimare questa sensazione, fra cui spicca il reflusso gastroesofageo. Distinguere tra queste due situazioni è fondamentale per intervenire tempestivamente in caso di vera emergenza.
Caratteristiche distintive del dolore da infarto
L’attacco cardiaco si manifesta generalmente con un dolore toracico intenso, oppressivo o costrittivo che spesso dura più di qualche minuto e non si attenua con il riposo. Questo dolore si localizza tipicamente al centro o alla parte sinistra del petto, ma può irradiarsi a braccio sinistro, mandibola, schiena o addome superiore. Tra i sintomi di accompagnamento si riscontrano spesso sudorazione profusa, nausea, vomito, difficoltà respiratorie e una marcata sensazione di ansia o paura. Nei casi più gravi, tali manifestazioni possono essere associate a perdita di coscienza o aritmie cardiache.
Inoltre, è importante sapere che l’infarto non è quasi mai legato al consumo di cibo o alla posizione del corpo: il dolore può insorgere durante uno sforzo fisico, ma anche a riposo, spesso in modo improvviso e violento. In particolare, il dolore da infarto peggiora in genere con lo sforzo e può aumentare anche solo compiendo movimenti minimi.
Quando il dolore dipende dal reflusso
Il reflusso gastroesofageo rappresenta una delle cause più comuni di dolore toracico non cardiaco. La principale differenza rispetto all’infarto risiede nelle caratteristiche del sintomo: il dolore è spesso descritto come un bruciore retrosternale che può irradiarsi verso la gola o il collo, tipicamente associato a una sensazione di acidità e di sapore amaro o acido in bocca, sintomo assente nell’infarto. Un altro elemento cruciale per la diagnosi differenziale è il rapporto con i pasti: il dolore da reflusso solitamente compare o si aggrava dopo aver mangiato o quando ci si sdraia, mentre tende a migliorare mantenendo la posizione eretta.
Oltre al bruciore, chi soffre di reflusso può lamentare rigurgito di materiale acido, difficoltà digestive, eruttazioni frequenti, sensazione di nodo alla gola e, talvolta, tosse irritativa cronica. Raramente, nei casi più gravi o trascurati, il reflusso può causare anche una moderata costrizione toracica o lievi palpitazioni, complicando ulteriormente il quadro clinico.
I segnali cruciali per distinguerli subito
Per scegliere l’atteggiamento più appropriato di fronte a un dolore o bruciore toracico, è fondamentale osservare con attenzione alcune caratteristiche molto precise:
- Relazione con il cibo: il dolore da reflusso tende a insorgere o peggiorare dopo i pasti; l’infarto non è correlato all’assunzione di cibo.
- Tipo di dolore: il reflusso si manifesta come bruciore nettamente localizzato dietro lo sterno, spesso accompagnato da rigurgito; l’infarto si presenta come una pesantezza, oppressione o dolore costrittivo che può irradiarsi in più punti.
- Durata e intensità: il bruciore dura generalmente meno di 30 minuti e può migliorare con farmaci antiacidi; il dolore da infarto è prolungato e resiste a questi rimedi.
- Sintomi associati: sudorazione fredda, pallore, dispnea, nausea e ansia intensa sono segnali di allarme che suggeriscono una causa cardiaca e richiedono assistenza immediata.
- Posizione del corpo: il dolore da reflusso peggiora quando ci si sdraia o ci si china in avanti; l’infarto non risente della posizione.
- Irradiazione: nell’infarto, il dolore può spostarsi verso braccio sinistro, collo, mandibola o schiena; nel reflusso è raro che vada oltre l’area retrosternale.
- Risposta ai farmaci: i sintomi da reflusso spesso migliorano con antiacidi o cambiando posizione; il dolore da infarto resta invariato.
Tuttavia, esistono delle eccezioni ed è sempre fondamentale non sottovalutare mai un dolore toracico di origine improvvisa, specie in soggetti con fattori di rischio cardiovascolare come fumo, diabete, ipertensione, dislipidemie e familiarità per malattie cardiache. Nei soggetti anziani, diabetici e donne, i sintomi dell’infarto possono risultare atipici e facilmente confondibili con altre condizioni.
Quando rivolgersi subito al medico
Un dubbio diagnostico tra infarto e reflusso non deve mai essere risolto in autonomia senza consultare un professionista. In presenza di dolori toracici nuovi, improvvisi, intensi o associati a sintomi di allarme (sudorazione fredda, difficoltà a respirare, perdita di coscienza, dolore irradiato), è necessario chiamare immediatamente il 118 o recarsi al pronto soccorso più vicino. Il personale sanitario saprà riconoscere, tramite esami ecg, analisi del sangue e altri accertamenti, la causa corretta del sintomo.
Anche nei casi in cui il dolore sembri compatibile con un reflusso gastroesofageo, la valutazione medica rimane fondamentale, specie se i sintomi si ripresentano di frequente o non rispondono alla terapia.
Sintomi da monitorare con attenzione
- Dolore al petto che non si attenua con il riposo o l’assunzione di antiacidi
- Sensazione di peso opprimente, non solo puntiforme
- Sintomi associati come nausea, sudorazione o dispnea
- Irradiazione del dolore a braccio, schiena, collo o mandibola
- Palpitazioni persistenti o svenimenti
In assenza di questi segnali, se il dolore compare tipicamente dopo i pasti, si associa a rigurgito o acidità e migliora cambiando posizione, è più probabile trattarsi di un disturbo gastrointestinale. Rimane comunque consigliabile programmare una visita specialistica, per individuare la causa e prevenire eventuali complicanze.
Riconoscere il segnale cruciale per distinguere un infarto dal reflusso può fare la differenza nella tempestività della diagnosi e delle cure. Il buon senso, insieme all’attenzione verso sintomi di allarme, rappresenta l’arma più importante per proteggere la salute.